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2 Febbraio 2021
27 GENNAIO 2021 - GIORNATA MONDIALE DELLA MEMORIA
Il Giorno della Memoria cade ogni anno il 27 gennaio. L'evento si celebra ogni anno in Italia e nel resto del mondo: ma cosa si intende per “memoria”? E perché, e soprattutto cosa è importante ricordare?
Il 27 gennaio 1945 è il giorno in cui, alla fine della Seconda guerra mondiale - i cancelli di Auschwitz vengono abbattuti dalla 60esima armata dell’esercito sovietico. Il complesso di campi di concentramento che conosciamo come Auschwitz non era molto distante da Cracovia, in Polonia, e si trovava nei pressi di quelli che erano all’epoca i confini tra la Germania e la Polonia.
Con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa, già intorno alla metà di gennaio, le SS iniziarono ad evacuare il complesso: circa 60.000 prigionieri vennero fatti marciare prima dell’arrivo dei russi. Di questi prigionieri, si stima che tra 9.000 e 15.000 sarebbero morti durante il tragitto, in gran parte uccisi dalle SS perché non riuscivano a reggere i ritmi mostruosi della marcia. Quando la 60esima armata dell’esercito sovietico arrivò al campo principale di Auschwitz, intorno alle 3 di pomeriggio, e dopo una battaglia in cui persero la vita più di 200 sovietici, si trovò davanti uno scenario desolante. Circa 9.000 prigionieri, i più deboli e ammalati, erano stati lasciati indietro: 600 di loro erano già morti.
La stampa sovietica non accolse con troppo clamore la liberazione di Auschwitz, e tuttavia la giornata del 27 gennaio è andata ad assumere col tempo un significato simbolico: quello della fine della persecuzione del popolo ebraico. A tal proposito è facile ricollegarsi con il film "Jojo Rabbit" che racconta la storia, quella di un giovanissimo figlio della Germania nazista, fedele al partito e alla sua linea più per necessità di omologazione che per sentita credenza, diventa presto, tra classicissime trovate da commedia e battute, una scontata vicenda di formazione, propria di molti coming of age prima di questo. È del resto proprio il rapporto con “il nemico” a consentire a Jo Jo di trovare uno spazio nel mondo, non più mediato da un sentire distorto, da un volere collettivo, ma da una volontà più individuale e sincera.
Elsa, la bambina in carne ed ossa, astuta e matura, sostituisce via via, attraverso l’esperienza reale, l’amico immaginario di Jojo, da lui figurato come un simil-Hitler dal portamento sgangherato. L’Hitler di Jojo Rabbit non è un comandante ridicolizzato o estremizzato negli atteggiamenti, ma un amico burlone e un po’ goffo: nel tentativo di essere ridicolizzato perde il carattere e il contraltare della sua persona. Sulla stessa linea, la questione della razza viene spiegata per mezzo di un accoppiamento tra un ebreo e un pesce, il rogo dei libri paragonato a una ragazzata e l’addestramento militare raccontato come un campo estivo.
L’intero film ha dunque un tono sopra le righe fin eccessivo, che a tratti ha in realtà anche momenti interessanti: dai titoli di testa con la versione tedesca di I Want to Hold Your Hand che richiamano più i video storici delle folle urlanti per i Beatles che non le masse hitleriane, alla spassosa scena in cui i saluti e gli “Heil Hitler” si ripetono ancora e ancora, fino a coniare il verbo «heilitlering». Non meno di valore, del resto, il personaggio della mamma, interpretata da Scarlett Johansson, unico essere umano dotato di amore, compassione e senso della vita, in un marasma di burattini e fantocci caricaturali. Jojo Rabbit avrebbe insomma avuto bisogno di meno espedienti comici o grotteschi, in nome proprio di quella semplicità che in definitiva ne caratterizza la morale.
"L'amore è la cosa più forte al mondo"