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25 Febbraio 2021
LA GRANDE IPOCRISIA DEGLI STADI CHIUSI
Si, lo ammetto: in questo progetto c’è chi, ancora prima della cinematografia, ama il calcio e io sono uno di quelli. Ora, ci sarebbe da dire che questo amore ultimamente sia generalmente andato un po' in crisi: non per lo sport in se per sé ma tanto per la condizione in cui ci troviamo a vedere una partita in data odierna. In estrema sintesi: senza tifosi non è calcio. D’altronde questo è stato un po' l’anno della perdita delle certezze no? Abbiamo concesso parte della nostra libertà per sopprimere questa pandemia, abbiamo visto scivolarci tra le mani un sacco di interessi sociali per cercare di tutelare noi e tutti coloro che ci girano attorno ogni giorno. Insomma abbiamo fatto, e stiamo facendo molti sacrifici, e posso immaginare che, laddove si veda una situazione poco consona, possa crearsi una certa irritazione: succede anche a me. L’irritazione maggiore l’ho provata domenica quando 5000 tifosi interisti e 3000 milanisti si sono trovati fuori dallo stadio San Siro di Milano, senza mascherina e tutti calorosamente accalcati, per inneggiare alla loro squadra del cuore prima del derby della Madunina.
Mi sono arrabbiato non tanto perché io abbia un’anima bacchettona, anzi, quanto invece perché odio l’ipocrisia e tutto ciò che ne consegue: non vi sembra ipocrita che le autorità permettano queste cose e ancora non diano il permesso per riempire gli stadi almeno con il 10% della capienza? Uso il termine “permettano” perché a quanto traspare da amicizie personali, a Milano, erano giorni che stavano girando volantini delle due curve per il ritrovo: possibile che nessuna autorità sapesse? E non è la prima volta, pure in altre città come Napoli e Torino sono stati permessi più volti assembramenti sotto l’egida dello stato. Finiamola qui: riapriamo gli stadi, facciamolo con tutte le limitazioni del caso e finiamola di essere ipocriti. E’ una questione di rispetto verso chi segue le regole, verso gli imprenditori e verso chi deve mettere una pezza laddove si creano danni: medici, operatori sanitari e quant’altro.
Un film che mi sento di consigliare a tal proposito è Ultras di Francesco Lettieri uscito recentemente su Netflix. Nella pellicola si può capire chiaramente cosa giri intorno alle frange di tifosi che, ogni weekend, si trovano allo stadio per tifare la propria squadra: fare l’ultras è un vero e proprio lavoro, una missione che, se non si ha i giusti valori, può tranquillamente scaturire nella tragedia.
Nel concludere questo articolo e nel lasciarvi il pensiero giunge a coloro che schifano il calcio e che non riescono a comprenderne aspetti tranquillamente assimilabili alla stupidità: esiste una citazione per farvi comprendere meglio. E’ di Albert Camus, grandissimo poeta e portiere mancato:
“Si è tifosi di calcio perché nella nostra squadra riconosciamo tutta la nostra vita: il nostro passato, il nostro presente ed il nostro futuro”
Articolo a Cura di: Dario Pellegrini