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"Non posso essere fedele ad una causa ma posso esserlo ad una città perduta”
Domenica 11 luglio a Cuba sono iniziate ampie proteste contro il governo che per molti versi sono storiche: sono le prime in quasi trent’anni – anche se non sono le prime in assoluto – e sono decisamente le più ampie e partecipate da quando nel 1959 i rivoluzionari guidati da Fidel Castro conquistarono il paese. Le manifestazioni sono cominciate nella tarda mattinata di domenica scorsa a San Antonio de Los Baños, una cittadina a circa 25 chilometri a sud della capitale L’Avana, e nel giro di poco si sono estese a tutte le principali città cubane. Gridando slogan come “Libertà!” e “Patria e vita!” (che è il verso di una canzone di protesta che prende in giro il famoso slogan castrista “Patria o morte”), i manifestanti hanno chiesto le dimissioni del governo del presidente Miguel Díaz-Canel. Hanno inoltre protestato contro la grave crisi economica, a causa della quale sull’isola mancano cibo e generi di prima necessità, e contro la cattiva gestione della pandemia da coronavirus.
Il regime cubano ha risposto alle proteste con la violenza: ha inviato per la prima volta in decenni la polizia in tenuta antisommossa e ha arrestato decine e forse centinaia di persone, tra cui molti noti oppositori: negli scontri, almeno una persona è rimasta uccisa. Domenica sera inoltre il governo ha bloccato la connessione a internet per diverse ore, per evitare la diffusione delle immagini e dei video delle proteste e per impedire ai manifestanti di organizzarsi online. Nei giorni successivi la connessione è tornata a tratti, ma diversi importanti social network come Facebook, Twitter e il servizio di messaggistica Telegram sono rimasti bloccati.
Soltanto negli ultimi giorni Díaz-Canel ha cominciato ad adottare una strategia più conciliante, assumendosi parte della responsabilità della crisi e annunciando concessioni molto limitate, come per esempio la possibilità per i cubani che tornano dall’estero di poter portare con sé cibo e altri beni senza dover pagare imposte.
Le ragioni per cui queste proteste sono iniziate in una maniera così improvvisa sono in parte legate a problemi strutturali di Cuba, della sua economia e del regime che la governa, e in parte legate a eventi straordinari, come la pandemia da coronavirus.
Dal punto di vista cinematografico, è consigliata la visione di The Lost City. Film del 2005 coprodotto, diretto ed interpretato da Andy García (autore anche della colonna sonora) e scritto dallo scrittore esule cubano Guillermo Cabrera Infante, ambientato nell'Avana di fine anni cinquanta, durante i turbolenti eventi della rivoluzione cubana che abbatté la dittatura di Fulgencio Batista e portò all'instaurazione del regime comunista di Fidel Castro.
Articolo di Gianluca Rota