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La vittoria dei sacrifici
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LUCI E OMBRE DELL'ITALIANO PIÙ INFLUENTE DEL '900

Il 12 Marzo abbiamo assistito ai 100 anni di Giovanni Agnelli: una delle personalità più importanti del nostro paese. Nonostante sia passato un secolo è innegabile dire che della sua figura tutt’oggi se ne parli e, come vedete, se ne scrive, ancora. Non soltanto per i cento anni che avrebbe compiuto. Se ne parla ancora perché Giovanni Agnelli, detto Gianni, avrebbe alcune cose da dire sulla ditta che a lui, con il solito tono snob, garbava pronunciare, non con l' acronimo, ma per intero, Fabbrica Italiana Automobili Torino, quasi una sottile cantilena per spiegare mille cose: l' azienda, il Paese, il prodotto e la città. Quattro situazioni che sono il riassunto di un' epoca non soltanto di costa Azzurra e di belle donne.
D' accordo, è stata anche quella per l' ultimo monarca repubblicano che, per lunghissimo tempo, ha rappresentato, non ufficialmente, il nostro Paese nel mondo, non certamente nelle funzioni previste dalla diplomazia e dalla politica ma per la capacità, l' astuzia, la vanità, l' eleganza e la facilità di presentarsi, dovunque, come simbolo di impresa, di fascino, di lingua e linguaggio universale, non riverito ma rispettato. Uomo di stile e di fermezza soleva ripetere che non gli era permesso innamorarsi, il lusso dell’amore era un qualcosa che per persone del suo rango non poteva essere concesso. Poi, evidentemente, cambiò idea.
Dopo una giovinezza fatta di amabili conquiste nel’53 si sposò con Marella Caracciolo di Castagneto una donna a cui certamente non regalò la sua fedeltà ma, se non altro, in pubblico l’appellava come:” Il mio grande amore”. Dall’unione nacquero Edoardo e Margherita Agnelli: il primogenito segnò in qualche modo la vita dell’Avvocato. Intellettuale e riflessivo Edoardo Agnelli era tutto il contrario del padre, con il quale, il rapporto continuò a peggiorare negli anni fino ad arrivare ad un tragico epilogo: il suicidio. Nel documentario di HBO del regista Hooker, del quale vi consigliamo visione, c’è una frase della sorella dell’Avvocato, Susanna, che descrive bene il rapporto tra i due: “Eravamo a pranzo, a un certo punto Edoardo ha detto qualcosa, e Gianni gli rispose male, sprezzante. E io pensai che non riuscivo a credere che dopo tanti anni quel rapporto fosse così logorato dalla mancanza di rispetto del padre verso il figlio".
Tre giorni dopo, il 15 novembre 2000, Edoardo Agnelli si suicidò lanciandosi nel vuoto da un viadotto alto 80 metri sull' autostrada Torino-Savona. Sulla suo morte ci sono varie teorie ma quella trapelante dal documentario è che lo abbia fatto per dimostrare al padre il proprio coraggio: qualche giorno i primi i due erano passati di lì insieme ad alcuni collaboratori e proprio Gianni Agnelli, riflettendo ad alta voce, sostenne che per buttarsi da quella altura ci sarebbe voluto veramente troppo coraggio.
Luci e ombre dell’italiano più influente del ‘900
Dopo il suicidio del figlio che non aveva saputo amare, l' Avvocato sprofonda in una invincibile depressione e nella malattia che lo ucciderà due anni dopo, il 24 gennaio 2003. Difficile riassumere in poche righe la vita di un uomo straordinario e visto che qui abbiamo riassunto le pillole di una vita troppo grande e troppo piena vi invitiamo di nuovo a recuperarvi Il documentario di Nick Hooker andato in onda su Sky Atlantic HD nel quale, a quindici anni dalla morte, il ricordo del Signor Fiat è sobrio come il suo titolo (Agnelli) e con qualche lacuna e ingenuità storiografica riempie un vuoto singolare. Attorno a quest' uomo, centrale nella storia italiana del Dopoguerra, si è creata una cortina di silenzio.

"Penso che sia stato un nonno meraviglioso, ma non avrei voluto essere suo figlio"

Cit. Lapo Elkann.

Articolo a Cura di: Dario Pellegrini
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